23-04-2021 | Vita di Oympia 3000
Continuiamo a parlare di Covid-19.
Oggi vorremo darvi alcune raccomandazioni per il ritorno alla pratica dell’attività sportiva in sicurezza per gli atleti e gli sportivi che sono stati affetti da Covid-19.
Facciamo focus sulla sicurezza e sui tempi di ripresa per gli allenamenti sia a livello agonistico che non agonistico.
Purtroppo, ad oggi, mancano ancora dati specifici sull’incidenza del possibile danno a livello cardiaco provocato dal Covid-19: gli esperti nel dare indicazioni si basano sui dati attualmente disponibili. Vediamo di fare un poco di chiarezza.
Per quanto concerne le attività sportive non agonistiche, riguardanti in prevalenza le persone che svolgono attività fisica per il proprio benessere generale e che hanno contratto il Covid senza sintomi o con sintomatologia lieve/moderata, queste sono potenzialmente in grado di riprendere l’attività sportiva una volta riprese completamente dalla malattia.
Senza dubbio occorre prestare la massima attenzione alla comparsa di sintomatologia significativa a livello cardiaco: per questi soggetti non si prevedono ulteriori test (oltre a quelli già previsti dalla visita medico sportiva) per un possibile “return to play”, salvo il presentarsi di sintomatologia nel momento in cui si riprende attivamente l’attività fisica.
Per gli atleti cosiddetti agonisti, gli attuali algoritmi di calcolo stabiliti prevedono un stop completo durante la fase dell’infezione e un ulteriore stop di 30 giorni dopo la completa guarigione (tampone negativo certificato).
Visto la mancanza di una chiara eziologia del danno a livello del miocardio provocato dal Covid, la comunità scientifica raccomanda di seguire le linee guida del Ministero della Salute.
È quindi evidente che il virus può interessare il nostro cuore.
Una forma severa di infezione potrebbe portare ad una riduzione della funzionalità cardiaca simile a quella provocata dalle varie forme di sepsi, ovvero da una complicanza di un’infezione acuta.
Inoltre, potrebbe verificarsi il caso di infezione diretta delle cellule del miocardio con conseguenti elevati valori di troponina, che indica il danno a livello del miocardio, alterazione della funzionalità cardiaca con potenziale sviluppo di tessuto cicatriziale che porta all’insorgere di aritmie ventricolari maligne e al potenziale sviluppo di insufficienza cardiaca.
Il Covid-19 può portare ad una miocardite, provocata da virus. Questa forma di danno non ischemico si può trasformare in disfunzione cardiaca, aritmia e simili. Ricordiamo che le miocarditi sono responsabili di circa il 10% delle morti improvvise in atleti di età inferiore ai 35 anni.
Allenarsi nella fase acuta della malattia provoca un aumento della risposta infiammatoria e quindi un aumento della necrosi cellulare. A seguito della necrosi si sviluppa tessuto cicatriziale che porta, come abbiamo visto, all’aumento delle aritmie ventricolari.
La scienza ed i dati attualmente in possesso degli studiosi confermano che anche il soggetto asintomatico possa avere un danno subclinico a livello del miocardio. Occorre quindi ritornare a riprendere l’esercizio fisico agonistico solo dopo aver eseguito un’attenta valutazione specialistica medico sportiva.
Dobbiamo - per dovere - comunicare che la valutazione di una miocardite negli atleti potrebbe essere veramente difficoltosa e dovrà essere valutata da medici esperti nella lettura dell’elettrocardiogramma. Alcune variazioni EEG potrebbero essere collegate anche agli adattamenti provocati dall’aver praticato attività fisica intensa per un lungo periodo. Gli atleti devono sempre monitorare le proprie condizioni fisiche ovvero controllarsi quando si sentono particolarmente affaticati.
Non sottovalutiamo il virus anche quando ci ha colpito in maniera asintomatica. Sottoponiamoci ai controlli previsti per il bene della nostra salute.
Ripartire sì, ma in sicurezza.
Tiziana
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